#1. PODCAST | Un nuovo inizio dopo una gravidanza complicata – la storia di Marianna

Podcast: Nasciamo tutti così
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#1. PODCAST | Un nuovo inizio dopo una gravidanza complicata - la storia di Marianna
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NASCIAMO TUTTI COSI’ – #1 podcast italiano di storie di parto

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La trascrizione dell’episodio 1

La storia di oggi, la prima che ho scelto di raccontarvi, è quella di Marianna, della sua gravidanza e della nascita del suo bambino.

É la storia di come, a volte, il vero “travaglio” nel comune utilizzo del termine cessa proprio con l’inizio delle contrazioni.

Ma qui lascio che sia la nostra protagonista a raccontare.

Ho scoperto di aspettare il mio bambino, tanto desiderato, proprio all’inizio della scorsa primavera. Immaginavo che, dopo quel test positivo, sarebbe iniziato per me un periodo di serenità e quasi magia, tante volte visto raccontato nei film, era finalmente il mio momento.

Mi sbagliavo, e neppure di poco. 

Sono iniziati nove mesi simili ad una lunghissima corsa ad ostacoli.

Uno dopo l’altro si sono susseguiti piccoli e grandi problemi, un insieme di quelle brutte notizie che speri sempre di non ricevere mentre aspetti il tuo turno fuori dallo studio del ginecologo.

Positiva al citomegalovirus, un importante accorciamento del collo dell’utero che mi ha costretta a letto, una positività (rivelatosi poi un errore) alla toxoplasmosi, continue flussimetrie per capire se effettivamente il nostro bambino stesse crescendo.

Insomma la mia sensazione ricorrente era quella di stare vivendo un incubo, non il sogno che immaginavo, il parto nella mia mente non era da meno, degna conclusione di quei nove mesi.

lo immaginavo terribile, il solo pensiero mi faceva tremare le gambe.

Sbagliamo sempre, però, quando tentiamo di anticipare le mosse del destino, il mio infatti, la mattina del 2 dicembre mi ha finalmente teso una mano.

Quel giorno mi sono svegliata strana, percepivo un’energia mai provata. Qualcosa che partiva da dentro e mi faceva sentire diversa, nuova.

Non sbagliavo, la prima contrazione, ferma, sicura, emozionante, è arrivata la sera stessa.

Contatto l’ostetrica che mi seguiva da qualche settimana e trascorro la notte così, nell’abbraccio di mio marito, tra il calore delle coperte di casa.

All’alba scelgo di andare in ospedale e quando alle 9.30 vengo visitata il personale si stupisce di trovarmi già dilatata di 6 cm.

Respiro, manca poco, presto conoscerò quel bambino che tanto ci ha fatto preoccupare nei mesi passati, ancora un po’ di pazienza e lo avrò tra le braccia.

Mio marito è riuscito, straordinariamente, a stare con me in sala travaglio, a differenza della nostra ostetrica che ci ha attesi fuori.

Ricordo perfettamente che da quella camera si vedeva il mare. Il personale, molto discreto, ci ha lasciato una enorme intimità, tanto da farci sentire davvero soli, uniti più che mani, davanti a quelle onde. Fuori e dentro me.

In un paio di ore siamo arrivati alla fase espulsiva, come dicevo, mai cercare di prevedere la vita.

Avevo sempre collegato all’idea di parto quella dell’immaginario comune da film americano in cui lei, stesa a letto con le gambe divaricate, urla e maledice il compagno.

Ecco, nulla di più lontano da ciò che ho vissuto. Pochi minuti dopo le 12 ecco che Christian vedeva la luce.

L’ho accolto delicata, accovacciata a terra, davanti al mare. Un sole fortissimo, ma nulla paragonato all’abbraccio di mio marito, dietro di me.

Ecco, ecco la mia rivincita. Il riscatto dopo mesi di paura, dolore, preoccupazione è tutto racchiuso in quel momento, in quel parto meraviglioso che vorrei rivivere. In quel “ecco Christian signora, è bellissimo ed è sano”.

INTERVISTA NON TRASCRITTA

Bello bello bello grazie Marianna sono davvero felice di averti ospitata per questo episodio del podcast il primo che apre la nostra prima stagione.

Prima di addentrarci nelle riflessioni, vi ricordo che il podcast si fa grazie a voi e alle vostre storie di parto. Se desiderate condividere la vostra esperienza perchè io possa farne un episodio, commentarla con voi e trarne spunto per informare i futuri genitori potete inviarla in forma scritta a storiediparto@gmail.com.

Con il racconto della sua esperienza Marianna davvero ci apre tante tante riflessioni che possiamo fare sulla condotta della sorveglianza della gravidanza e soprattutto sull’ipermedicalizzazione. L’iper medicalizzazione della gravidanza troppo spesso viene ancora oggi sentita come necessaria e di sollievo alle ansie materne. Come se più controlli facessi più in salute sarà il mio bambino e meno in ansia mi sentirò.

Nel caso specifico vorrei parlarvi dell’infezione di cito megalo virus perché questo può essere uno di quegli esami che qualche mamma in gravidanza si è ritrovato a fare e qualche altra no a seconda della condotta di chi segue la gravidanza. Il cito megalo virus è un virus della famiglia degli herpes virus la malattia è specie specifica vive solo nell’uomo la trasmissione è per via orizzontale per contatto diretto o indiretto da persona persona oppure In Gravidanza per via verticale da mamma a feto. La diffusione dell’infezione richiede dei contatti stretti e prolungati con pazienti infetti anche gli oggetti possono avere un loro ruolo nella trasmissione del cito megalo virus infatti è stato ritrovato anche su superfici di plastica in generale sui giocattoli per ore dopo la sua emissione.

È un’infezione particolarmente comune tra le donne in età riproduttiva e infatti la si trova nel sangue di del 45 fino al 100% delle donne a seconda della zona. C’è differenza di trasmissione verticale quindi della donna in gravidanza rispetto al feto se l’infezione è un’infezione primaria quindi è la prima volta che la si contrae durante la gravidanza o se si tratta di un’infezione secondaria quindi una reinfezione un’attivazione del virus che però quella donna ha già contratto nel suo passato.

Infatti la trasmissione verticale da madre a feto non viene sempre il rischio è del 30 40% se l’infezione primaria e scende allo zero 5% 2% nella forma secondaria anche se i dati su questa seconda possibilità sono ridotti.

Lo screening dell’infezione da ci emme V cioè Cytomegalovirus non deve essere offerto alle donne in gravidanza poiché non ci sono prove di efficacia a supporto dell’intervento. Questo è ciò che viene detto dalle linee guida della Gravidanza del ministero della salute italiano.

La diagnosi di infezione fetale di per sé non è un indicatore di malattia non è stato ancora identificato un marker del periodo prenatale per prevedere se un feto con infezione congenita sarà poi sintomatico o meno quindi esistono dei feti che risultano positivi a questo virus che però non svilupperanno sequele nei malattia i dati degli studi osservazione ali sulla profilassi o la terapia con vari farmaci che sono stati sperimentati anti-citomegalovirus i dati disponibili non sono stati confermati da studi clinici controllati randomizzati i farmaci antivirali utilizzati per l’infezione si sono invece dimostrati teratogeni negli animali e mancano studi sull’uso in gravidanza.

Questa raccomandazione attribuisce valore all’alta se la prevalenza dell’infezione nella popolazione italiana alla ridotta gravità delle sequele neonatali conseguente e a un’infezione materna secondaria all’assenza di trattamenti prenatali di provata efficacia e sicurezza per la prevenzione della trasmissione verticale o per la riduzione delle conseguenze di un’infezione congenita.

Insomma che cos’è che può accadere può accadere che se vado ad indagare questo virus e lo trovo non so se porterà malattia il mio bambino non ho nessuna terapia da mettere in atto per ridurre la possibilità il rischio che questa malattia avvenga non ho possibilità di agire per ridurre il rischio di trasmetterla al feto e quindi vado solamente a aumentare la medicalizzazione della gravidanza e ad aumentare le preoccupazioni e le ansie materne senza da questo derivare un miglior outcome per il bambino.

Per questo motivo durante la gravidanza alcuni esami sono consigliati raccomandati ma non si fanno screening per qualsiasi virus possibile immaginabile con cui potrebbe entrare in contatto una donna proprio perché non avremo gli strumenti poi una volta raccolta questa notizia per poter agire nel migliorare la salute di mamma e bambino. Insomma non sempre sapere tutto è necessario e soprattutto non sempre sapere tutto è funzionale al benessere. Ho scelto di raccontarvi e leggervi la storia di Marianna perché ho trovato tanto positivo il racconto del suo parto alla luce di un’esperienza complicata e faticosa.

Ho immaginato una futura mamma che sta vivendo una gravidanza piena di ansie preoccupazioni ritrovarsi nelle parole di Marianna e poter vedere una luce di speranza pensando al travaglio e il parto che l’aspetta. Come dicevamo durante la call intervista Marianna e Parto essendo un’esperienza così forte e così incisiva determina davvero la chiusura e l’apertura di due capitoli diversi di una vita e questo aiuta moltissimo nel lasciare andare ciò che è stato prima anche ciò che è stato particolarmente faticoso e affrontare il futuro in un nuova ottica con nuove risorse speranze e fiducia rinnovata.

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Ciao sono Dalila, di mestiere aiuto le madri a dare alla luce i loro bambini con me c’è Carlotta, che aiuta le parole a mettersi in fila e creare immagini.

Siamo qui, insieme, per tentare di raccontarvi che cosa accade quando un bambino sceglie che è il momento di vedere il mondo, o quando è la natura a scegliere per lui.

Grazie ai vostri racconti, vi porteremo lì dove accade la magia, dove da un corpo se ne creano due.

Siamo Dalila e Carlotta e questo è “Nasciamo tutti così”, primo podcast italiano di storie di parto. 



Grazie per aver seguito questo episodio, ringrazio ancora una volta Marianna  per il suo prezioso racconto, grazie a Carlotta che  cura con passione  la stesura degli episodi. 

E grazie di cuore a tutti voi che ci avete seguito in questa seconda stagione di nasciamo tutti così!

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Alla prossima settimana con una nuova nascita!

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