
video podcast episodio 6
Trascrizione podcast episodio 6
Nessuna di noi, neppure nelle più pessimistiche previsioni, avrebbe mai immaginato di condividere il proprio corpo con un altro esserino proprio nel bel mezzo di una pandemia globale. In tante però ci siamo ritrovate a farlo, tra queste anche chi scrive ed io che leggo a voi e, con noi, Giulia. la protagonista della storia di nascita di oggi.
Il 7 marzo ha segnato la storia dell’Italia intera, ma per noi resterà sempre il confine invisibile tra ciò che eravamo, una coppia affiatata da più di 10 anni, e ciò che siamo oggi, una famiglia di tre persone.
Proprio in quel giorno infatti, mentre il presidente del consiglio annunciava alla nazione l’imminente lockdown, due lineette marcate ed intense apparivano su un test di gravidanza. Il mio.
Questo tempismo ci ha scioccati ma non avendo molte alternative ho deciso di provare a trarre il meglio dalla situazione.
Mi sono concentrata sulla cameretta della mia bambina, ho fatto indigestione di video preparatori su youtube ed ho seguito un paio di corsi preparto. Esco pochissimo, da aprile a settembre si e no 10 volte. Ma finalmente arriva ottobre , la gravidanza volge al termine, l’arrivo di nostra figlia, sempre più vicino, sembra riportare un pochino di normalità.
Un giorno, sempre più vicino al termine, mio marito avverte mal di gola, la prendiamo quasi sul ridere ma per scrupolo ci isoliamo. L’indomani esegue un tampone. É positivo.
Sento il terreno crollarmi sotto i piedi.
Io sono negativa. Abbattut , arrabbiata, incredula.
La stanza della mia bambina, quella che è stata nei mesi l’appiglio su cui convogliare le mie energie per non affondare, è diventata la stanza covid.
Rimbalzo tra farmacia, cucina, provviste e sanificazioni varie.
Qualche giorno dopo mi reco in ospedale per un monitoraggio urgente, ho qualche dolorino mi dicono di tornare a casa, rilassarmi un po’, prendere la valigia e tornare.
Sono eccitata, entusiasta, spaventata.
Faccio ciò che mi hanno detto e torno al pronto soccorso. Ennesimo tampone.
Positiva.
Ora è proprio difficile mantenere la calma. La lucidità. Vedo il buio. La mia bambina sta arrivando ed io sono sola. Informo tutte le persone importanti per me, provo a spiegarlo a loro per farlo accettare anche a me stessa.
Sono positiva.
Mi preparano per il trasferimento in ambulanza ad un altro ospedale, tra lievi contrazioni e brividi di febbre e di paura.
Intravedo l’auto dei miei genitori dietro di noi, la mia mamma piange. Io fingo di essere forte, fingo talmente bene da crederci pure io.
Arriviamo ed io confido ad un walkie talkie le tappe più importanti della gravidanza, le analisi, i valori, la voce rassicurante della ginecologa di là dall’apparecchio mi rassicura.
Il dolore è 7. Poco dopo mi portano in sala parto, tutti bardati. É tutto così diverso da come lo immaginavo, ma ora non importa più. Conta solo il risultato.
Dell’ostetrica che, segno del destino ha lo stesso nome scelto per la nostra bambina, vedo solo gli occhi, mI sprigionano una dolcezza tale da infondermi serenità.
Mi guida passo passo e mi riscopro capace, sicura. Riscopro una naturalità che mi è nuova e allo stesso tempo assurdamente familiare.
Sono bastate tre ore, la mia corsa verso la vita è durata poco, rapida e incalzante.
Poco il tempo necessario per arrivare a lei, come poco è stato il tempo passato insieme, la stringo, scatto un paio di foto che riesco a condividere con le stesse persone del cuore avvisate poche ore prima.
La portano in tin ed io resto, sola, per cinque lunghissimi giorni ricoverata in reparto covid.
Torniamo a casa insieme, quasi per la prima volta, in ambulanza. Non smetto mai di guardarla e piangere.
A casa ci conosciamo, tutti e tre. Non c’è alcun vantaggio temporale sul mio essere madre rispetto all’essere padre di mio marito. Partiamo insieme, nello stesso momento, per questa incredibile avventura.
Riesco ad avviare un allattamento che in quei primi cinque giorni ho solo potuto sognare.
Ci siamo.
Non l’avevo immaginato così, ma ora, guardandomi indietro non vorrei averla vissuta in nessun altro modo. Chi sono oggi è anche grazie a quello che ho vissuto, alla forza che ho dovuto fingere di avere davanti alla mia mamma in lacrime e che ho scoperto poi di possedere davvero.
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Ciao sono Dalila, di mestiere aiuto le madri a dare alla luce i loro bambini con me c’è Carlotta, che aiuta le parole a mettersi in fila e creare immagini.
Siamo qui, insieme, per tentare di raccontarvi che cosa accade quando un bambino sceglie che è il momento di vedere il mondo, o quando è la natura a scegliere per lui.
Grazie ai vostri racconti, vi porteremo lì dove accade la magia, dove da un corpo se ne creano due.
Siamo Dalila e Carlotta e questo è “Nasciamo tutti così”, primo podcast italiano di storie di parto.
Grazie per aver seguito questo episodio, ringrazio ancora una volta Giulia per il suo prezioso racconto, grazie a Carlotta che cura con passione la stesura degli episodi.
E grazie di cuore a tutti voi che ci avete seguito in questa seconda stagione di nasciamo tutti così!
Se il podcast vi piace potete lasciarci una recensione tramite apple podcast, per contattarci o conoscerci meglio ci trovate su instagram come dalilaostetrica e ourlifewithblueblinds.
Alla prossima settimana con una nuova nascita!
Fonti
Studio itoss: https://www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+2_2021.pdf/73969e59-08d9-3257-5cbe-649528d61788?t=1613387397571