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Sono un’ostetrica.
E sono Valentina.
Ma quasi prima di essere Valentina sono un’ostetrica. Questo mi ha dato la presunzione di credere che per me la gravidanza fosse qualcosa di ormai sdoganato. La conoscevo, ne avevo vissute tante attraverso le mamme che a me si affidavano, ero pronta. Sapevo cosa desideravo per me, per noi, e davo per scontato che tutto avrebbe seguito l’invisibile copione redatto nella mia mente e nel mio cuore.
Così è stato per buona parte del percorso in realtà, ma non per la parte più importante. la nascita della mia bambina (che avrei scoperto essere tale proprio nel momento in cui, sbaragliando ogni progetto, sarebbe venuta alla luce).
Per 30 lunghe settimane ho immaginato il mio parto, tra le mura della mia casa, la luce soffusa, la connessione con la mia pancia, il mio compagno al mio fianco.
Pochi giorni dopo il mio trentesimo compleanno però qualcosa inizia a non andare. É maggio, le caviglie scoperte mostrano edemi. La pressione è alta. Provo a far finta di nulla per qualche giorno, “non può accadere” mi ripeto, “non a me”.
Tento forse di strappare ancora qualche giorno di “fisiologia” a questa gravidanza .
Una mattina però mi sveglia il mal di testa, la pressione è altissima ed inizio a piangere. è quello il momento in cui inizio a prendere coscienza del fatto che non siamo più all’interno di ciò che avevo in mente.
Vado al ps con il mio compagno, tutti mi conoscono, ho lavorato qui per anni. Come essere i famiglia no? a casa..
Terapia antiipertensiva, esami, monitoraggio.
Vengo dirottata sull’ambulatorio patologia. È ufficiale.
Ogni settimana faccio esami, controlli, monitoraggi.
Piango, sono delusa da una conclusione di gravidanza che ad ogni visita si allontana da quella che avevo immaginato.
La crescita inizia a rallentare, le funzionalità della placenta anche.
Mi ricoverano e programmano l’induzione, causa preeclampsia, per qualche giorno dopo, sarò di 37 settimane.
Sono psicologicamente a pezzi. Vedo scomparire il mio parto a casa e con lui tutto ciò che la mia mente e il mio cuore avevano progettato.
Il 28 giugno 2016 è il giorno.
Si inizia l’induzione alla quale seguono contrazioni false che mi fanno stare malissimo, piango, vomito.
Posso contare sul mio compagno, presenza silenziosa ed insostituibile e su due colleghe molto comprensive.
Verso sera mi concedo una doccia calda che blocca tutto. Le contrazioni riprendono verso le 22, dopo essere stata collegata alla flebo con l’ossitocina, è lento il tragitto che mi porta a lei/lui, ma questo pensiero, l’idea che presto o tardi sarà tra le mie braccia, mi dà forza.
Poco prima della mezzanotte l’ossitocina viene aumentata, il sacco rotto, ed è così che iniziano le contrazioni, quelle vere, incessanti, incredibili.
Per un attimo, durante una visita, sembra che il/la bimbo/a sia in posizione frontale. Non ci posso credere. Addirittura il cesareo?
No, scherzetto. É posteriore.
La testina non è posizionata bene, il collo è rigido, io non ho un istante di tregua. Eppure sento che, nonostante la strada sia diversa da quella segnata da me alla mappa, ci stiamo avvicinando al traguardo.
Mi viene proposta l’epidurale, accetto. Un incubo. Fatico a stare seduta, impieghiamo tantissimo tempo. Riesco a stendermi, di nuovo, sono alle 2.30. L’anestesia ha preso male. Solo da una parte.
Un’ora dopo devo spingere.
Ritrovo la forza che credevo di aver perso insieme al mio parto in casa.
Il cuore rallenta.
Devo farlo nascere. Devo aiutarlo a nascere.
Una spinta decisa e la testa è fuori. Un’altra e accompagno fuori il corpicino.
É Amelia. É nata di faccia, una star. Le ostetriche sono senza parole. Io senza fiato. É minuscola, si perde tra le manone del suo papà.
Sono valentina
Sono una ostetrica
Sono una mamma.
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Ciao sono Dalila, di mestiere aiuto le madri a dare alla luce i loro bambini con me c’è Carlotta, che aiuta le parole a mettersi in fila e creare immagini.
Siamo qui, insieme, per tentare di raccontarvi che cosa accade quando un bambino sceglie che è il momento di vedere il mondo, o quando è la natura a scegliere per lui.
Grazie ai vostri racconti, vi porteremo lì dove accade la magia, dove da un corpo se ne creano due.
Siamo Dalila e Carlotta e questo è “Nasciamo tutti così”, primo podcast italiano di storie di parto.
Inizia così la seconda stagione di “Nasciamo tutti così” , emozionata di avervi ritrovate e commosse con questo nuovo episodio, vi aspetto ogni martedì con tante altre storie di nascite! Puoi riascoltare tutti gli episodi su spotify, apple podcast e su tutte le altre principali app per podcast. Puoi leggere le trascrizioni dei racconti sul sito www.ostetricaadomicilio.com/podcast e seguire le interviste guardando i video sul mio canale youtube @dalilaostetrica.
Un abbraccio!
Dalila
Grazie per aver seguito questo episodio, ringrazio ancora una volta Valentina per il suo prezioso racconto, grazie a Carlotta che cura con passione la stesura degli episodi.
E grazie di cuore a tutti voi che ci avete seguito in questa seconda stagione di nasciamo tutti così!
Se il podcast vi piace potete lasciarci una recensione tramite apple podcast, per contattarci o conoscerci meglio ci trovate su instagram come dalilaostetrica e ourlifewithblueblinds.
L’episodio di oggi è stato sponsorizzato da “Minibanda” marchio di abbigliamento Made in Italy per bimbi da 0 a 24 mesi. Scopri di più: https://www.minibanda.it/it/
Alla prossima settimana con una nuova nascita!