
Videopodcast episodio 5
Trascrizione episodio 5
per parlarvi della nascita di Alessandro e un po’ anche della sua mamma Claudia ho deciso di iniziare dal fondo, dall’ultima riga del racconto inviatomi da questa dolcissima neomamma.
“Ho lottato come una leonessa e nonostante tutte le avversità e nonostante sia andato tutto al contrario di come avrei desiderato ero felice, e ad oggi non posso che avere un bel ricordo! (…) Il parto per me è stato un momento di crescita, mi sono messa alla prova, sono stata forte, sono diventata roccia e ho compiuto qualcosa di sacro, ho portato la vita”.
Ho portato la vita. Quanto ha ragione Claudia, che cosa grande e miracolosa è.
Dopo questa importante premessa possiamo iniziare.
Ciao sono Claudia e sono giunta al termine dell’avventura che è la gravidanza impaurita.
La paura è normale, non è nostra nemica, tutt’altro. Penso ci voglia coraggio ad ammettere di avere paura.
Avevo paura del parto, paura che i miei genitori non riuscissero ad arrivare prima del mio bambino, paura che ad uno dei controlli a causa del mio diabete gestazionale decidessero di ricoverarmi ed indurre il parto.
Proprio quest’ultimo timore in un giorno di inizio ottobre, uno di quelli che paiono eterni successivi alla data presunta del parto, mi si palesa durante un monitoraggio di routine.
“Il bambino si muove poco, la ricoveriamo e procediamo all’induzione”.
A malincuore accetto, mi ero promessa di non farmi aspettative sul parto perché avevo interiorizzato che fosse un evento soggettivo, unico e imprevedibile.
Mi ricoverano, non è ciò che sognavo ma so bene che ne varrà la pena, che il fine, mai come in questo caso, giustifica i mezzi.
Purtroppo mi manca l’intimità, la possibilità di vivere in piena libertà quel dolore che, dopo l’inserimento della seconda fettuccia di prostaglandine, si fa intenso. In camera siamo in sei, ognuna è in un momento differente del parto o del suo immediato seguito, ognuna con esigenze diverse. C’è chi tiene già il proprio bambino tra le braccia e chi, come me, ricerca la concentrazione nella musica e nel pensiero positivo.
Dopo interminabili ore, quando ormai fatico davvero molto a sopportare il chiacchiericcio delle mie compagne di stanza, così vengo finalmente portata in sala parto. Se da un lato sono finalmente sola con me stessa e posso ascoltare, nella pace di quella stanza magica, il mio corpo e il mio bambino, dall’altra però a causa di una emergenza sono fin troppo sola. Non c’è nessuno insieme a me.
Non può far entrare neppure il futuro papà.
Inizio a percepire molto freddo e mi immagino su una spiaggia caraibica con il mio bambino, ogni respiro, in quel momento, non mi serve per fronteggiare il fastidio della contrazione ma per gonfiare il canottino di Alessandro.
Trascorre così la notte, al mare col suo piccolo.
Sono le 4 di mattina quando finalmente un’ostetrica torna da me che, ormai esausta, chiedo l’epidurale. Con essa, subito dopo, arriva finalmente anche mio marito.
Claudia si sente finalmente al sicuro, tra cambi turno e personale più e meno empatico il tempo scorre, il viaggio del piccolo Alessandro verso il mondo prosegue.
Dopo parecchio tempo passato in movimento per riallineare il piccolo che era in posizione decentralizzata rompo le acque. L’ennesimo cambio turno porta sul mio cammino un’ostetrica molto dolce che mi asseconda e mi sta accanto nella mia nascita e rinascita.
É così, proprio durante spinte durate per ore interminabili, che quel bimbo coccolato per nove mesi diventa Alessandro, una testolina piena di capelli fa irruzione nel mondo.
Questa è la storia di come un bimbo ha trovato il suo nome tra le parole dette da una madre coraggiosa mentre lo dava al mondo.
Senza più paura.
Wow Claudia che racconto pazzesco non posso che partire ovviamente ringraziando te di questo tuo racconto e di aver condiviso con noi gli insegnamenti che la tua esperienza ti ha portato. Non possiamo dire che sia stato un travaglio fisiologico un parto spontaneo e semplice è quello di Claudia che infatti ha è incorsa in diverse difficoltà e molta medicalizzazione. Non sempre capita di avere induzioni patologie della gravidanza cambi su cambi su cambi di turno però può capitare anche questo ed è per questo che oggi ho deciso di raccontarvi la storia di Claudia.
Ecco, infatti vi ricordo che il podcast si fa grazie a voi e alle vostre storie di parto. Se desiderate condividere la vostra esperienza perchè io possa farne un episodio, commentarla con voi e trarne spunto per informare i futuri genitori potete inviarla in forma scritta a storiediparto@gmail.com.
Il racconto di Claudia ci dà modo di parlare di posizionamento fetale e di come la posizione del bambino in utero possa influire sulla dinamica del travaglio sulla percezione del dolore e sulla durata dell’evento.
Molto spesso ci si può ci si concentra sulla posizione fetale soltanto per ciò che riguarda la testina quindi se è a testa in su o a testa in giù, podalico o cefalico. In realtà la posizione fetale non è così semplice e viene narrata in modo molto semplificato un bambino può essere a testa in giù ma con la schiena da una parte con la schiena dall’altra la testa può essere flessa oppure deflessa può essere inclinata da un lato può essere inclinata dall’altro lato insomma il posizionamento fetale non è una cosa che si può ridurre in testa in su o testa in giù. Ma da cosa dipende la posizione del feto c’è qualcosa che possiamo fare per aiutarlo posizionarsi al meglio? I fattori che influenzano la scelta di posizione del piccolo in utero sono vari sicuramente i principali sono questioni anatomiche per cui la forma dell’utero eventuali anatomie particolari di quella donna. La posizione della placenta non dobbiamo dimenticarci per cui se la placenta è attaccata in un punto dell’utero o in un altro. Va poi a condizionare anche la posizione del feto. Anche la attività della mamma durante la gravidanza soprattutto durante le ultime settimane influisce molto sul posizionamento del bambino. Infatti contratture muscolari tensioni a livello del bacino o dell’addome o della schiena possono portare il bambino a non riuscire a trovare il corretto posizionamento il corretto posizionamento è quello più favorevole per lui alla nascita. Anche per questo motivo quindi si incoraggiano le donne ad avere uno stile di vita attivo a ad avere momenti di movimento tutti i giorni fare attività fisica moderata non passare troppe ore in posizioni sedute e scomode e lavorare su sulle contratture se presenti.
Talvolta però capita di arrivare in sala parto durante il travaglio e venire a conoscenza del fatto che il proprio bambino non è posizionato nel modo più comodo per noi e per lui. Non perdiamo la testa anche qui c’è molto che si può fare infatti utilizzando la palla utilizzando il movimento utilizzando delle posizioni specifiche che possono essere suggerite dal personale della Salaparto posso supportare il mio bambino nel ruotare e trovare la strada giusta. Lo racconta anche Claudia nella sua storia di come quel tempo sulla palla ha favorito un cambio della posizione del suo Alessandro che se prima aveva la testolina decentralizzata e quindi non perfettamente allineata al collo dell’utero ha poi trovato il modo di risistemarsi ricordiamoci che i bambini che si stanno che stanno per nascere sono attivi nel processo il corpo della mamma è quello che permette al bambino di nascere ma è il bambino che nasce.
Sapere che il proprio bambino è mal posizionato durante la gravidanza però può innescare una serie di ansie e preoccupazioni non funzionali soprattutto perché durante la gravidanza i piccoli possono davvero mettersi in qualsiasi posizione possono muoversi fare capriole cambiare posizionamento tante tante tante volte infatti lo continuano a fare anche durante il travaglio.
Non disperate quindi se doveste leggere dopo una visita nel referto se vi dovesse essere detto che il vostro bambino ha una posizione particolare che potrebbe dare dei tempi un po’ più lunghi al Travaglio queste sono cose assolutamente generiche e che possono cambiare nel momento in cui voi uscite dall’ambulatorio per cui è stata studiata la posizione cinque minuti prima uscite fate le scale e bambino si ruota non focalizzatevi troppo su queste sentenze. Aldilà della sua posizione lavorate sempre per costruire salute e questo vuol dire vivere una vita sana e attiva perché la gravidanza non è una malattia ma un momento nel quale la nostra salute può migliorare. Se lavorate in ufficio ricordatevi di interrompere il lavoro sedentario ogni 15 20 minuti nell’ultimo trimestre di gravidanza per poter aver modo di sgranchirvi camminare fare un po’ di stretching e poi tornare alla scrivania molte mamme si trovano bene a sostituire la sedia con una palla da pilates in modo da passare il tempo sedute alla scrivania potendo allo stesso modo ondeggiare e mobilitare il bacino e trovare inclinazioni comode.
Grazie per aver seguito questo episodio, per esservi lasciate trasportare lì dove accade la magia,dove da un corpo se ne creano due. ringrazio ancora una volta Claudia per il suo prezioso racconto, grazie a Carlotta Cacicia che insieme a me cura con passione la stesura degli episodi. Ricordate che potete seguirci in podcast, o guardando il videopodcast su youtube.
Alla prossima settimana con una nuova nascita!